mercoledì 6 maggio 2015

Un figlio, i dubbi, l'aborto?

Era stato deciso tutto. C’era troppa differenza d’età e non le era sembrato il caso tenerlo. Non c’era più molta voglia di pannolini e notti insonni. Chiara aveva quarant’anni e di figli ne aveva cresciuti già tre; tutto andava bene per quel che poteva, anche quando i soldi erano pochi e quello che all’inizio sembrava l’amore della sua vita si era rivelato il più grosso degli errori. L’appuntamento era stato fissato proprio per quella mattina, ma Chiara non aveva dormito. Fuori diluviava e Chiara non aveva voglia di alzarsi. I pensieri si affollavano nella mente e all’alba di quel giorno non era più tanto sicura di volersi liberare di quel fagiolino che le cresceva nella pancia. Riccardo non era rientrato per l’ennesima notte, ma tanto lei non ci faceva più caso: ormai lui poteva quello che voleva! Ricordava le parole di sua nonna, l’unica alla quale non aveva potuto nascondere niente. Erano impresse le parole che la buona nonna le aveva ripetuto tante volte, anche quel mattino quando casa sua profumava di fiori d’arancio. “Chiara non avrebbe dovuto sposarsi forse” si ripeteva spesso guardandosi allo specchio. Ma, immediatamente ricordava Francesco, Mario e Roberto, e tutto si colorava di giallo, di verde, di blu … In fretta, si alzò dal letto e corse alla finestra. Le pareva di non riconoscere più né il campanile né il parco … Fuori era diventato tutto grigio e la pioggia batteva contro i vetri. Ripensava spesso alle parole di sua nonna, l’unica che forse le aveva consigliato col cuore. Riccardo non era cattivo, e anzi, forse a modo suo le voleva bene. Ma, lei aveva bisogno di qualcuno che la facesse sentire importante, che la sostenesse, e semplicemente la amasse. E, Riccardo aveva i suoi interessi, il suo lavoro e le partite a carte con gli amici. Certo, amava bere, qualche fumata di marijuana, ma non era mai venuto meno ai suoi obblighi, tra la spesa e le bollette. A Chiara bastava questo e mai per una volta aveva, infondo, pensato di lasciarlo. Qualcuna delle sue amiche non condivideva quella situazione ma lei stava tutto bene così. Aveva perso l’abitudine dei caffè o degli aperitivi al bar e aveva lasciato stare i pomeriggi per lo shopping. Chiara aveva trovato altri impegni, tra la scuola e gli sport dei ragazzi. Aveva tagliato anche la sua coda bionda e aveva scelto un taglio più pratico. Tra un pensiero e l’altro, Chiara aveva dimenticato che l’appuntamento era stato fissato per le 10,00, da quella segretaria con gli occhi cattivi. Così, svegliò i ragazzi e preparò la colazione. D’un tratto il suono del campanello le ricordò che doveva far presto se voleva trovarsi per quell’ora dall’altro capo della città. Silvia era immobile sul pianerottolo e si offrì di portare lei i ragazzi a scuola. Chiara capì che dopo i pensieri, qualcosa era cambiato: non era più tanto sicura di abortire e aveva pensato che sarebbe potuta essere una femmina. Una splendida bambina bionda alla quale avrebbe potuto insegnare cose che lei aveva cercato di tenere nascoste, nella mente e nel cuore. Avrebbe potuto riordinarle i capelli i capelli e insegnarle a pattinare. E, così scelse di non andare. Avrebbe trovato le parole giuste per parlare con Riccardo, che nella sua immaturità si sarebbe fatto peso anche di un altro figlio. Che sarebbe stata una bambina, alla quale forse Chiara, un giorno, avrebbe raccontato di un mattino di pioggia.

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