giovedì 19 febbraio 2015

Lupa, il Fico, la Strega, il Demone di Curtaucci Fabula Bruscianese





Piano dissi a me stesso, cercando di rialzarmi,ero tutto dolorante, dopo molti tentativi,e con non pochi sforzi, finalmente mi ritrovai in piedi,adossato ad un grosso albero, la testa mi girava, ero tutto intontito, ma incominciai piano a focalizzare tutto cio' che era intorno a me', intravidi a terra non poco lontano, un corpo, una forma, qualcosa di bruno, non ci misi tanto per capire,era un grosso cane, o forse un lupo, di un pelo folto nero, scuro come un diavolo,stava li disteso, giaceva come morto, senza muoversi, lo osservai con piu' attenzione, avvicinandomi piano,evitando di calpestare il fogliame secco e di non fare il benche' minimo rumore,osservai con circospensione attento a qualsiasi movimento aveva gli occhi socchiusi attorniato da un velo di umori lucidi quasi ad esprimere la sua sofferenza, dal suo pelo fulvo rivoli di un colre rubino contrastava la la sua magnifica pelliccia quasi sporcandola, era sangue,capii' che doveva essere ferito,dovevo fare qualcosa, e presto,prima che morisse dissanguato,con timore cercai dandomi forza, di avvicinarmi il piu' possibile, per soccorrerlo, non me ne accorsi ma quanto gli fui molto vicino quasi a 'sentire il suo alito vitale e tremolante,in un baleno ,quasi magico lui apri' gli occhi' ed un anelito di vita sferzante lo animo' i suoi denti bianchi enormi ed appuntiti si digrignarono in una smorfia di sfida, facendomi capire che lui' era vivo e ancora con forza di combattere e per difendersi, il silenzio cadde tra noi due, ci osservammo a lungo studiandoci entrambi cercando di capire come e' chi doveva attaccare per primo, e chi doveva essere il vincitore colui che aveva diritto alla vita, una leggera pioggerellina incomincio' a scendere, in un cielo ormai carico di satolla di funesta e nerea pioggia , che piano divento' un diluvio, le sbiadite foglie secche del bosco incominciarono quasi come una danza, a muoversi trascinate dai piccoli rivoli d'acqua che si formavano in pozze piu' grandi e crescenti, e noi li' immobili a confrontarci, attimi ,forse ore, sembrava che il tempo si fosse fermato, un tempo infinito, lui, il lupo, non so' forse se lo feci io, abbasso' gli occhi o li abbassammo entrambi stanchi di affrontarci, ed io capii' che voleva essere aiutato, mi avvicinai con timore e la paura di essere azzannato, piano, ma i suoi occhi mi fecero capire che la lotta era solo rimandata, energicamente ,con forza non mia , cercai senza fargli del male, di sorreggerlo tra le mie braccia, un latrato di dolore o forse un richiamo, a chi, o cosa, non so', un guaito, di richiamo, forte, mi fece capire che non dovevo aver paura di lui, cominciai il mio cammino con una nuovo amico, anche se ferito in modo alquanto serio, lui o lei, dopo me ne accorsi, non era un lupo ma una femmina, una lupa, camminavo in un intricata selva fitta di selci che ostacolavano il mio cammino, fatti di grandi abeti che sfidavano il cielo che non riuscivo a intravedere per il forte temporale, ed io col mio fardello di carne e sangue fradicio di acqua a cui mi aggrappavo e tenendolo stretto per infondergli quel poco calore che il mio corpo emanava, cercando, di orizzontarmi , e di trovare un posto all' asciutto ove riparare, per me e per la mia amica, ma tutto era uguale e le nuvole stracolme di acqua, venivano giu' colpendomi con forza quasi a castigarmi e mi riusciva difficile capire ove mi trovassi, ma la forza che anelava in me' era cosi' forte, che non ne sentivo il peso, e neanche la stanchezza, ed i miei passi erano cosi' leggeri, quasi guidati da un istinto, l'istinto ribelle, che preserva la vita, un' attimo, suggestione? un leggero fruscio alle mie spalle, mi girai piano quasi di soppiatto osservando con intensità' ove il mio sguardo piu' lontano potesse arrivare , mi accorsi di qualcosa, una figura, un ombra tra gli alberi, mi seguiva non ne ero certo ma il mio istinto mi metteva in guardia un sesto senso, mi avvisava di un pericolo, imminente, e forse tragico, c'era qualcosa, non riuscivo a capire ma c'era qualcosa che non era tanto lontano da me e, si nascondeva e mi seguiva nel piu' folto degli alberi non so cosa era, mi fermai di colpo, tutto si zittiva un fremito mi pervase il corpo, il cuore mi batteva forte quasi impazzito, il suo pulsare lo sentivo forte,rimbombando nelle mie orecchie quasi scoppiare, la mia fronte ed il mi capo fradicio e bagnato improvvisamente grondavano piccole perline di sudore , avevo caldo molto caldo , era paura, una paura che ti immobilizza , che ti attanaglia la gola e non ti fa capire piu' niente, e non riesci piu' a ragionare, con disperazione cercai portandomi alla cintola, di afferrare il mio pugnale, il mio fedele amico colui, che in tante avventure mi aveva salvato la vita, la mia mano tocco' il niente, non c'era , ero indifeso, non avevo nulla con cui barattare e difendere la mia misera vita,un pensiero folle attraverso' come un fulmine la mia non piu' sagace mente, lo avevo perso? o forse chi o qualcuno di chi mi aveva colpito me lo aveva tolto solo allo scopo di rendermi indifeso? la paura che prima aveva preso posto nel mio pavido e debole corpo si trasformo' piano piano in terrore prima alquanto sopportabbile, ma poi sopraggiunse piu' forte, come un rantolo di morte, imminente, ove non puoi piu' sottrarti , uguale ad un gelido rigurgito che rifiuta la vita, ove tu non sei, e non rappresenti che il niente, e pensi che tutto sia finito, ma??????????
 Poi vi raccontero''''''' in seguito se sarete ancora qua'

Nanù

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