giovedì 16 ottobre 2014

Il bastone e la carota

Stava usando un metodo noto soprattutto alle donne: quello del bastone e della carota. Inconsueto per gli uomini, più abituati ad essere diretti e rapidi. E invece lui ricorreva una volta alle buone e l'altra alle cattive maniere. Forse pensava che così, alternando attenzione e oblio, avrebbe vinto la mia cocciutaggine. Stava sbagliando e presto glielo avrei fatto capire. Era una sfida ormai era chiaro, e lui non avrebbe vinto. Del resto quello che volevo lo avevo già ottenuto. Mi aveva detto: "Non mi piaci", in un modo così brusco che mi aveva ferito, ma poi se l'era dovuto rimangiare. Una sera nella sua auto mi aveva preso le mani e mi aveva sussurrato "Lo senti che mi piaci", ed era evidente, dagli occhi, dai sorrisi, dagli atteggiamenti. Per settimane la sua bocca aveva detto una cosa, ma il suo corpo continuava a dirne un'altra. Mi aveva detto "non mi interessi" e poi, invece, in una delle rare telefonate partite da lui era arrivato a dirmi "Un giorno di questi tu mi farai impazzire". Avevo desiderato stringerlo e lo avevo fatto, avevo desiderato quelle parole e le avevo avute, non mi interessava nulla più. Forse o forse no. Forse avrei voluto quel corpo che il mio inconscio mi aveva fatto sognare per più di una notte e non avevo avuto il coraggio di prendermi quando mi era stato offerto. Adesso, però, questo suo farsi vedere e poi negarsi, messaggiare e poi sparire stava diventando fastidioso. Una di quelle cose da stroncare immediatamente. Non potevo più passare il tempo a guardare il telefono per capire se mi avesse risposto, se avesse "visualizzato" su quel maledetto "what app". Lui giocava usando una tattica, io le tattiche e le strategie non le ho mai sopportate. Sarebbe stato più facile dirmi "voglio stare con te stanotte e nulla più" e forse l'avrebbe ottenuto ed invece continuava a farsi desiderare. Quella sera dopo una sfilza di messaggi e telefonate cadute nel vuoto al quale lui si era degnato di rispondere soltanto una volta...con la scusa del cellulare scarico, degli impegni di lavoro, della famiglia, o di qualche nuova "amichetta" cui dover prestare attenzione io mi ero sentita offesa. La rabbia non mi passava, l'avrei chiamato solo per dirgli quanto era stronzo. Ma ne valeva davvero la pena? "Lui non sta capendo nulla di me e tra noi due non sono certo io a perderci". Me lo ripetevo davanti allo specchio del bagno mentre mi struccavo. Tutti mi dicevano che stavo diventando più bella, ed era così. da quando mi ero accorta di lui, da quando mi aveva fatto venire i brividi con uno sguardo avevo cambiato modo di vestire ed avevo messo maggiore attenzione nel truccarmi e lui come mi ripagava? Col finto disinteresse. Quando scherzando gli avevo detto che a parte gli occhi belli non aveva niente, che nel cuore c'era solo spazio per lui, non avevo forse così torto. Questa notte gli manderò l'ultimo messaggio e poi archivierò le conversazioni, cancellerò il numero dalla rubrica. A lui lascerò l'ultima parola. Ma dovrà saperlo, qualsiasi cosa deciderà di fare io ho bisogno di calore il freddo lo conosco e non voglio viverlo più. Però il desiderio di realizzare quel sogno e vivere quella passione fatta solo di corpi senza sentimenti mi resta nella gola come una sete non appagata.

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